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Oggi parliamo di energie rinnovabili che, secondo gli esperti sono un importante passo avanti nella lotta ai gas serra, inquinamento, emissioni CO2 ecc.
Importanti delucidazioni ce li fornisce Tiscali scienza di cui fornisco il link
http://notizie.tiscali.it/articoli/cronaca/10/02/23/nucleare_intervista_daguanno.html
che ha intervistato il Professor Bruno D'Aguanno, direttore del programma di " ENERGIE RINNOVABILI " del CRS4.
"Risparmio e autoproduzione: ecco perché la soluzione energetica passa per le rinnovabili"di Antonella Loi". Ma l'Italia ha veramente bisogno del nucleare? Il dibattito su una strada già tracciata è quanto mai aperto. E pazienza se il fronte del "no" è trasversale e pressoché unanime. Del resto lo ha detto anche Obama, annunciando il suo dietrofront rispetto a quanto sostenuto in passato: "Costruiremo altre due centrali nucleari". Assicurando poi, tra lo stupore generale, che "il nucleare è un'energia pulita". Grasso che cola per i sostenitori dell'atomo. Permettete il beneficio del dubbio. Che proviamo comunque a fugare, chiedendo al professor Bruno D'Aguanno, direttore del programma di “Energie Rinnovabili” del CRS4 (il suo laboratorio sta sviluppando impianti solari termodinamici a concentrazione ndr), e già professore associato nei Dipartimenti degli Stati Condensati della Materia dell’Università di Costanza e di Berlino, se è proprio vero che, come dice il presidente Usa, c'è bisogno del nucleare. "Lavoro sulle energie rinnovabili, potrei essere di parte", dice.Corriamo il rischio.
"La risposta la danno i numeri. Ritengo che questa sia una scelta a tempi lunghi, dove tempi lunghi possono essere decine di anni, ma sono anche tempi brevi, estremamente brevi per quanto riguarda la storia dell'uomo e della sua capacità di produrre energia. In altre parole risorse scarse, tempi di realizzazione lunghi: è una scelta completamente folle, non esistono spiegazioni diverse".E Obama dove lo mettiamo?
"Ho l'impressione che questa sia solo una risposta di tipo economico: le economie trainanti come quelle di Cina o India costruiranno delle centrali. La tecnologia chi ce l'ha? Tra gli altri gli americani. Capiamo bene che perdere questa fetta di mercato sarebbe estremamente svantaggioso. Quindi sono scelte di carattere puramente economico. Obama contemporaneamente produce le energie rinnovabili, molte installazioni di solare termodinamico si trovano proprio negli Stati Uniti. Dal punto di vista globale poi è contraddittorio quello che sta accadendo sul nucleare. Globalmente si vede che non c'è una volontà precisa sul nucleare. Gli Usa, semplicemente, non vogliono perdere fette di mercato. A mia opinione, in definitiva, il nucleare è una scelta perdente".Perché perdente?
"E' facile fare i conti. Tanto per cominciare sulle riserve di uranio residue, materia prima per il funzionamento delle centrali. Ebbene, l'uranio è in esaurimento. E' una sorgente fossile come il petrolio e come questa si può misurare: le stime dicono che c'è uranio per altri 100 anni, a questo ritmo di consumi però. Appena arriveranno Cina e India le cose cambieranno. Ma poi i conti precisi sono poco importanti: il discorso che bisogna fare è se ci sono tempi brevi di esaurimento. E in questo caso ci sono".Poi c'è l'apetto della tecnologia utilizzata dall'Italia che, dicono gli esperti, rischia di diventare obsoleta ben prima della nascita delle centrali.
"C'è chiaramente anche quel pericolo. Ma è secondario: il fatto è che si deve tener conto dei tempi. Se non investiamo sulle rinnovabili, continueremo comunque ad impiegare fonti fossili che sono in esaurimento. Aspettando il nucleare continuando a consumare le fossili si mette il Paese in grande difficoltà: non possiamo permetterci il lusso di non cambiare da oggi tutto il sistema energetico, aspettando le centrali nucleari. Non c'è più tempo".Questo è un muro di gomma: perché in Italia manca la capacità di fare un piano energetico a lunga scadenza?
"La situazione italiana oggi è di enorme stallo in tutti i campi, non si riesce mai a portare avanti progetti importanti: l'Italia è vittima della sua enorme burocrazia. E questo è un evidente svantaggio. Tutti gli altri fanno passi avanti. Si pensi alla Germania, che rispetto all'Italia ha un'insolazione ridicola, già sta facendo grandi progressi nel solare e nell'eolico. Anche la Merkel sembra stia riaprendo al nucleare ma sono più 'forse' che scelte reali. In Italia siamo patologici per l'incapacità di lanciare nuove iniziative, non c'è niente da fare. Significa che gli altri progrediscono sulle rinnovabili, imparano a gestirle. Noi ancora una volta indietro, arriveremo tardi e, di conseguenza, saremo soggetti a tutte le oscillazioni di prezzo delle fonti fossili. E quando sarà la volta delle rinnovabili dovremo comprare anche quella tecnologia".Ma in un'ottica di sistema energetico integrato, il nucleare ci sta o non ci sta?
"Dal mio punto di vista non ci sta come impiantistica. E pure Rubbia lo ha detto: no alle centrali, sì alla ricerca sul nucleare. Questo è fondamentale, la ricerca va fatta perché questa tecnologia non è sostenibile ma dobbiamo capire che il nucleare va sviluppato per cercare di capire meglio se un nucleare sarà possibile in futuro. Quindi la ricerca va assolutamente fatta. La realizzazione di queste centrali assolutamente no. Se io volessi realizzare tutta la potenza di cui necessita la Terra, mi pare 15 terawatt, solo con il nucleare, le risorse sparirebbero in cinque anni. E poi non dimentichiamo che al combustibile fossile come il petrolio è legato il nostro stile di vita, plastica, gomma, olii combustibili eccetera. Per questo bisogna capire se un nucleare è possibile nel futuro.".Allora fonti energetiche con materie prime non finite?
"Esatto, dal punto di vista dell'esauribilità, per esempio la fonte solare è illimitata. Non si capisce perché non si percorra questa strada".Non si capisce?
"Globalmente sono problemi di transizione. Se debbo passare da una società basata sul petrolio ad un'altra basata su altre fonti energetiche, nel momento della transizione ci sono sempre delle variazioni drastiche, potrebbero cambiare gli attori. E' chiaro quindi che c'è una resistenza da parte degli attori che rischiano di perdere il controllo delle fonti energetiche. Ci sono i colli di bottiglia, bisogna superare gli ostacoli. E non è cosa semplice, capisce? Quando le multinazionali cominceranno a capire che ci può essere un ruolo anche al di là del petrolio, quel processo potrà accelerare. Il punto è che passando alle fonti rinnovabiliti, cambia completamente la gestione delle fonti energetiche".Una nuova gestione delle fonti cosa comporta?
"Si ha un passaggio dalle grosse installazioni alle piccole installazioni. Salta la centralizzazione della produzione energetica. Mi spiego: la produzione basata sulle sorgenti fossili avviene attraverso centrali di grande installazione. La centrale nucleare sta nell'ordine dei gigawatt, 8mila euro per chilowatt installato poi altrettanti per disinstallarle. Sono costi estremamente grandi per centrali giganti. Tutto è centralizzato, controllato e gestito in una certa maniera".Al contrario invece delle fonti rinnovabili.
"Esatto, le centrali delle rinnovabili sono più piccole e ovunque. Per esempio in Germania c'è il vento e quindi ecco impianti eolici, in un altro posto c'è il sole, o il mare, o le biomasse e così via. Le fonti rinnovabili sono distribuite secondo il principio della parcellizzazione per loro stessa natura. Badiamo bene che anche il singolo può diventare produttore. Come potrebbero quindi le multinazionali controllare la produzione energetica? Per questo motivo le spinte per il passaggio alle rinnovabili debbono partire da basso, non c'è altra soluzione. Solo così si possono convincere i governi".Spesso il termine energia "pulita" viene abusato. Il nucleare è pulito?
"Il nucleare è pulito nel senso che non emette Co2, ma produce scorie radioattive. Il nucleare è tutt'altro che pulito. Ma entrando nel merito del termine, le energie pulite in senso assoluto non esistono. Si pensi al fotovoltaico che per produrre i pannelli ha bisogno di acqua ma anche di cianuro. Se quindi volessi produrre energia elettrica solo dal fotovoltaico, non potremmo farlo perché il cianuro non è infinito e potenzialmente molto inquinante. Altro esempio le celle a combustibile sulle auto: non stiamo inquinando stiamo solo utilizzando idrogeno. Cosa c'è di meglio? Ma ci siamo chiesti quanto platino ci vuole per ognuna di queste celle? Insomma tanti elementi chimici potenzialmente inquinanti. Senza attenzione potremmo fare danni ben peggiori".Quindi professore, la soluzione qual è?
"La soluzione è che comunque vada dobbiamo investire sulle energie rinnovabili e ciascuno di noi deve diventare autoproduttore. Tutti infatti abbiamo una casa e la casa può produrre anche più energia di quanta necessiti. Ma poi la cosa fondamentale è che dobbiamo pure imparare a risparmiarla questa energia perché se facciamo un uso smodato combineremmo disastri. Comunque vada".Il risparmio è una soluzione?
"Certo e pare che tutti ne abbiamo la coscienza, ma nessuno lo fa. Il risparmio è importante perché se lei mi porta il consumo della casa dal consumo attuale a un decimo, ha già liberato tanta energia in un'ottica globale rispetto a quella che consumiamo adesso. Purtroppo non siamo ancora responsabilizzati. E siamo ancora modellati sulla mentalità del consumo tipica della produzione energetica da combustibile fossile".Come dire che prima della rivoluzione energetica serve quella culturale?
"Ma certo. Educazione all'uso responsabile dell'energia, basata sulle fonti rinnovabili e sull'autoproduzione. Da dove si comincia?
Dall'inventario sulle risorse energetiche rinnovabili che esistono sul proprio territorio. E da qui un uso responsabile rispetto alle risorse a disposizione. Il concetto di risparmio è una derivazione di questa responsabilità".Stupisce però che le rinnovabili spesso dividano più che unire. Si pensi all'eolico contro cui anche gli ambientalisti si sono scagliati.
"E' la solita politica che deriva dalla sindrome di Nimby (Not in my backyard), che si facciano ma non nel mio territorio. Perché di nuovo sto utilizzando le rinnovabili con il principio della grossa industria: arrivano i grossi imprenditori, magari da fuori, comprano il mio territorio e mi mettono la pala eolica in giardino. Che vantaggio ottengo? Nessun vantaggio visibile: cioè devo sopportare il peso, l'impatto ambientale, senza ottenere nessun beneficio. Il problema è che il cittadino che vive nel territorio non viene mai coinvolto né nella scelta, né ne trae benefici. Una riduzione del costo sulle bollette, per intenderci: ricadute immediate sulla collettività. Sono le comunità locali che devono decidere, secondo il principio democratico".Ma qualcuno ha provato a mettere le pale eoliche anche nei crinali di montagne all'interno dei parchi naturali. Il paesaggio secondo lei è un bene ambientale degno di tutela?
"Certo che lo è, ma sono le comunità locali che devono decidere dopo aver conosciuto attraverso il dibattito costi e benefici. La decisione non spetta né agli ambientalisti né alla grossa industria: entrambi tutelano altri interessi rispetto a quelli della comunità".19 febbraio 2010
Guarda anche questo video molto interessante
http://www.youtube.com/watch?v=5pWvwUgKmwk
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